domenica 20 febbraio 2011

Kusuri

Inverno, stagione di raffreddori, influenze, lombaggini, artriti cervicali e chi più ne ha, più ne metta.
Se vai dal dottore, trovi una fila di nonnini che si danno appuntamento nella sala d'aspetto.
Una routine quotidiana, un punto fermo nel loro menage.
La sala d'aspetto del medico è il punto di aggregazione preferito, meglio del bar sotto casa.
Si può parlare liberamente di acciacchi, di interventi, di sfighe varie, persino di morti, perché si sa, sei vai dal medico proprio bene non stai, quindi per il Teorema del "mal comune, mezzo gaudio", certi discorsi (secondo loro), sono d'obbligo.
Ma il loro scopo principale è ottenere l'agognata ricetta, magico lasciapassare per varcare la soglia di "Farmacilandia".
Come il più fanatico dei collezionisti, possono vantare, per esperienza diretta, una conoscenza e una perizia che nemmeno Ippocrate aveva.
Si destreggiano tra i "principii attivi" meglio di Gustav Thöni in una gara di Slalom Gigante, ne storpiano abilmente il nome, solo per fingere la loro incompetenza:
ma li hanno già provati tutti!!!
E il "buon" medico di famiglia, un po' per spirito caritatevole, ma soprattutto per levarseli dai "cojones", prescrive e prescrive e prescrive....tanto "paga Pantalone".

"Prenda UNA compressa di questo..."
"Me ne dia ben una scatola, va là, che non si sa mai..."
"Gliene dò tre, così siam tutti contenti!!!"
(L'anziano rimpingua la sua collezione, il medico rimpingua la sua "provvigione", la casa farmaceutica e la Farmacia sotto casa rimpinguano gli introiti...
....e tutti noi ce lo "rimpinguiamo" in quel posto, alla lunga....)

In Giappone, dove il sistema sanitario è sullo stile statunitense (anche se non a livello così "estremo"), se il dottore ti prescrive: "Una compressa dopo i pasti principali, per cinque giorni" : 3x5=15, il farmacista ti dà un sacchettino con 15 compresse!

E così l'anziano collezionista nipponico deve rivolgersi alla "Casa dell'Automeducazione".


Anche da noi i farmaci da banco sono piuttosto comuni, un po' perché giustamente per curare i piccoli mali di stagione non c'è bisogno di perdere un'intera giornata dal medico (per i motivi di cui sopra) e in più, secondo me, certi tipi di farmaci è giusto farli pagare, altrimenti ce ne sarebbe un abuso ancora maggiore.

Comunque dicevo, il Giappone è davvero il Paradiso dell'Automedicazione.
Ce n'è per tutti i gusti e per tutte le tasche.
Nei centri commerciali e nei negozi di articoli sanitari e per la cura del corpo, ci sono interi reparti dedicati a questi prodotti.
E, come dicevo, la scelta è vastissima.

La televisione poi, martella di pubblicità il nipponico spettatore,
che, a forza di vedere "promoters" influenzati, doloranti, artritici, si autoconvince di essere affetto, a sua volta, di una serie infinita di patologie.
La maggior parte di questi farmaci sono di tipo omeopatico, a base di erbe, quindi penso che tanto male non facciano, anche se presi senza troppa considerazione.
Inoltre sono dell'avviso che gran parte dell'effetto che hanno sia "placebo" bell'e buono.

Uno starnuto?
C'è la bustina per il raffreddore!
Un colpo di tosse?
Ecco lo sciroppino!
Male alle spalle/schiena/ginocchia?
Il magico cerotto ti aiuterà!
Hai bevuto e mangiato come un orco e adesso ti senti una chiavica intasata?
Ecco lo sgorga-tutto energizzante!!!

Ma d'altronde si sa, la società giapponese è fatta così, vive di eccessi:
l'acqua del bagno DEVE essere bollente, il climatizzatore va sempre al massimo, le bibite o ghiacciate (d'estate) o piombo fuso (d'inverno), una vita trascorsa sedendosi sulle ginocchia, inchinandosi ogni tre per due, lunghe giornate in ufficio, pietrificati alla scrivania davanti ad un pc, ore piccole obbligatorie, sonno racimolato qua e là sui vagoni della metropolitana....

Come dar loro torto?

Questi stoici combattenti, questi eroi, questi Neo-Samurai devono, in qualche modo, poter sopravvivere, per amor di patria.

Non possono mollare, mai!

E allora, dato che "prevenire è meglio che curare", ad ogni minima avvisaglia,

ZACK!!!


Anche noi, nel nostro piccolo, non vogliamo essere da meno.
Ogni volta che andiamo in Giappone facciamo una bella scorta di questi "preziosi" rimedi, che solo là possiamo trovare.
Abbiamo anche noi il nostro bell'armadietto delle medicine in bagno (così pieno che abbiamo dovuto inserire dei ripiani supplementari).

E così una mattina, mentre mi rado, in bagno, noto un pelo ribelle che fuoriesce dalla narice sinistra.
Repentino lo estirpo, non riuscendo ad evitare, ahimè, la naturale raffica di starnuti.
Non ho ancora finito, le lacrime mi stanno scendendo, allungo la mano per cercare il fazzoletto e...

Lei mi ha già preparato, amorevole, la bustina contro il raffreddore, quella al gusto di farina di castagne, che a me piace tanto!

Cosa chiedere di più dalla vita?
Un "Lucano"???
Ma neanche per sogno!!!







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giovedì 17 febbraio 2011

Non dire no!

Perché i giapponesi non sanno dire di no?
Perché non riescono ad imporsi, non riescono a sottrarsi?

Il miglior modo per "incastrare" un giapponese è, infatti, chiedergli, gentilmente, un favore.

A meno che la richiesta sia al limite del lecito e della decenza, vedrete la sua espressione, vetrata, dopo un attimo di esitazione, mutarsi in un sottomesso "Hai".

Dentro di se macererà, si automaledirà per questo suo carattere ma sicuramente non riuscirà a rifiutare.


E proprio per questo Suo "essere così giapponese",
che io, a volte (spesso), mi "inalbero":

perché so già come finirà.


"Uff...ho troppe cose da fare!
...e oggi devo andare a quella riunione...dobbiamo decidere di fare quei corsi....ma io non posso insegnare anche per quelli...No, ASSOLUTAMENTE, non lo farò!"

Avete presente nelle pagine finali della "Settimana Enigmistica", la vignetta della serie:"Le ultime parole famose"?
Ecco, proprio così!!!

"Uff...avevi ragione, come solito...mi hanno chiesto se posso insegnare io..."

"Ma Tu hai detto di no, vero?"
(domanda di circostanza, risposta lapalissiana)

"Ma solo per i primi tempi, solo le prime lezioni..."

Devo assolutamente tenerLe un "corso accelerato di fanCultura Italiana"!!!






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mercoledì 2 febbraio 2011

Neo Samurai

Se anche stai morendo di fame,
comportati sempre come se fossi sazio!
Anche se stai malissimo, non lo dare a vedere!

Il "Bushidō", la "Via del Guerriero",
spiega il codice di comportamento che ogni vero samurai deve obbligatoriamente osservare, per poter essere considerato tale.

Se Saigō Takamori
può essere considerato l'ultimo dei Samurai,
il codice d'onore non è stato abbandonato.
Ogni singola sfaccettatura,
ogni atteggiamento è stato rivisitato ed adattato alla moderna società, al modo di vivere contemporaneo.

E il piccolo giapponese, nel limite del concesso, viene allevato tenendo ben presenti queste norme.

Non voglio esagerare, ma questo atteggiamento, questo "habitus" mentale, è talmente radicato nella società nipponica, che sembra quasi divenuto parte del loro DNA.

Un giapponese non deve, non può mostrare in pubblico la propria debolezza.

E' per questo motivo che mio cognato, affetto da un'infezione polmonare (nulla di particolarmente grave) che con una breve degenza ospedaliera e un paio di settimane di riposo casalingo si sarebbe risolta, ha scelto di sottoporsi a dolorosissime iniezioni settimanali, protratte per oltre sei mesi, pur di non abbandonare neppure momentaneamente il suo incarico, pur di non mostrare la sua "debolezza".
Perché se si è ammalato, significa che non ha avuto buona cura di se stesso: in un certo senso, ha fallito.

L'esatto opposto della nostra concezione in materia:
Non sto male, ma vado dal medico e mi faccio prescrivere un settimanina di malattia, così, per "precauzione", non sia mai che mi "ammali" per davvero!

Ed è per questo innato "Bushidō" che Lei, la settimana scorsa, durante il "Cheer Camp", dove Lei insegna le tecniche di Cheerleading,
dove Lei sempre insiste e si raccomanda di fare attenzione, Lei, proprio Lei, scendendo con troppa "leggerezza" da uno "Stunt" ( una figura coreografica, per i non addetti ai lavori),
ha appoggiato malamente il piede e...

"TACK!"

Ovviamente ha continuato a sorridere.
Ovviamente non ha espresso il minimo dolore.
Ovviamente nessuno si è accorto del Suo "passo falso",
perché nulla, nel Suo atteggiamento ha lasciato anche minimamente trasparire quello che in realtà era successo.

Ma il "misfatto" non poteva essere nascosto per troppo tempo, non si poteva "fingere" per tutta la durata del "Camp".

E così, il mattino dopo, quando non poteva neppure pensare di appoggiare il piede, ha dovuto ammettere, ahiLei, la propria disattenzione. Costretta a capitolare.

E se, a "colpo fresco", un bell'impacco di ghiaccio sarebbe forse stato sufficiente, il giorno dopo (e dopo un giorno di attività), allo "zampone" non restava che l'opzione "lenticchie" per richiamare la buona sorte.

Da cui:
Pronto Soccorso, lastre,
nulla di rotto, ma stampelle ed almeno dieci giorni di riposo ASSOLUTO!!!


....e l'esposizione al pubblico ludibrio....


Noooo!!!!

Qui siamo in Italia!

Pubblica dimostrazione di affetto e marito che "premurosamente" si occupa di tutto.

Ma non ti ci abituare, eh!?!


^_^



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