domenica 16 gennaio 2011

Terebi no Aidoru

Finalmente è andato in onda!
Finalmente ne posso parlare!
Di cosa?
Ma della trasmissione che parla di Lei, la mia dolce metà, della sua vita da Cheerleader, giapponese, in Italia.

E sì, proprio così, ho sposato una Cheerleader.

Ma procediamo con ordine.

In Giappone, per oltre 20 anni,
il cheerleading è stato per Lei,
oltre che una vera ragione di vita,
anche la sua professione.
Prima come atleta, poi come coach, giudice e formatore, alle dipendenze della Federazione giapponese.

Il tempo passa, le soddisfazioni, tante, fanno sì che possa dire di aver raggiunto il Suo scopo, di aver contribuito allo sviluppo e la diffusione di questo sport in terra nipponica (anche perché quando ha cominciato Lei, il Giappone era davvero agli albori in questa disciplina prettamente statunitense) e ritirarsi, per così dire, da questa stressante, stressantissima attività (per cominciarne un'altra, quella teatrale, che a mio avviso è ancora peggiore, ma questa è un'altra storia).

Quando è arrivata in Italia (per seguire me, eh eh), non immaginava neppure lontanamente di poter ritrovare la sua antica passione.
Qui, nella patria del calcio, dove gli sport americani sono relegati a livello di nicchia, dove non c'è un vero e proprio professionismo (eccezion fatta per il basket).

Comunque sia, a Bologna, ci sono ben due squadre di Football Americano, che militano in prima divisione (in serie A, se vogliamo usare un termine calcistico).

Così, quasi per gioco, come un passatempo, anche per inserirsi più facilmente in questa nuova società, quella italiana, così distante non solo geograficamente da quella in cui ha vissuto per circa 40 anni, ha chiesto di unirsi al gruppo delle ragazze sostenitrici di una delle compagini, quella dei "Doves".
Inutile specificare che le "colombe", appena visto il Suo curriculum (ma soprattutto appena L'hanno vista in azione), sono stati entusiasti e hanno riposto in Lei ogni velleità.
Le ragazze, tutte giovanissime, hanno una vera adorazione per questa giapponesina che, all'età di 40 anni, salta e corre come nessuna di loro riesce a fare.

Sempre per caso, tramite un noto Social Network, veniamo a sapere che è nata anche qui una Federazione di Cheerleading,
per la precisione la Federazione Italiana Cheeleading e Acrobatic Dance (sul cui acronimo stendiamo un velo pietoso...).
E anche qui è inutile precisare che, non appena inviato il Suo curriculum, vista la Sua esperienza e professionalità, è stata immediatamente chiamata a ricoprire il ruolo nientemeno che di "Supervisore Nazionale".

La situazione del Cheerleading in Italia oggi è esattamente al livello in cui era in Giappone una ventina d'anni fa, per cui Le sembra di rivivere una seconda giovinezza.
Ha ricominciato il lavoro con la stessa tenacia e affezione di vent'anni prima.

La vera (e sostanziale) differenza sta, ahimè, nell'abisso che separa le due culture, nel modo di vedere le cose, di organizzare il lavoro e di rapportarsi con il prossimo.
Di questo, in modo molto scherzoso e sdrammatizzante, un po' per esorcizzare i suoi timori e le frustrazioni che ne derivano, ha cominciato a scrivere in un suo Blog.

Ed eccoci arrivati, dopo questo lunghissimo ed estenuante preambolo, alla trasmissione televisiva.

La Yomiuri TV, un'emittente della regione del Kansai (di cui Lei è originaria), produce un programma che parla di giapponesi emigrati che svolgono un'attività "particolare".
Tramite il Blog, è stata contattata per presentare la sua vita qui, una cheerleader giapponese in Italia, il "paese del calcio".
Inutile, ancora una volta, specificare la gioia per questa occasione.
Anche perché il programma è uno dei preferiti di mia suocera
(anch'io ne ho visto qualche puntata e devo dire che è veramente interessante e divertente).

Dal momento in cui abbiamo avuto la conferma che la trasmissione si sarebbe fatta (circa un mese e mezzo prima) è iniziata la "fase di preparazione".

Come fare? Che dire? Come comportarsi?

"Niente di particolare, basta essere naturali, la nostra vita reale"

Sì, per Lei che faceva teatro è semplice da dire, è abituata a recitare, è abituata a nascondere l'emozione.
Non solo è attrice, è pure giapponese!

Pensiamo di fare vedere la Sua vita quotidiana, il rapporto con gli suoceri, con mia nonna che ha un vero debole per Lei.

Ma come fare a dire loro che verrà una troupe televisiva a riprenderli?

Si agitano anche solo se viene un parente per pranzo, figuriamoci se gli diciamo che andranno in "mondovisione"!

Comunque optiamo per accennare la cosa, prendendola mooolto larga, a mia madre, a cui toccherà l'arduo compito della mediatrice con mio padre e soprattutto con mia nonna.

Anche perché vorremmo far vedere come prepara la sfoglia, una lezione di tortellini fatti in casa.

Se ne parliamo ora la nonna non dorme per due mesi, così glielo diremo solo un paio di giorni prima, per ridurre al minimo l'impatto, ma per concederle il tempo per preparare l'occorrente.

Stabilita, nei minimi dettagli, una sorta di "scaletta", più per volere dei miei, che in questo frangente si sono dimostrati più giapponesi di Lei, arriva finalmente la mattina del giorno prestabilito.

Alle nove in punto, con una precisione che solo un macchinista di Shinkansen può avere, suonano alla porta:

Ecco, si va in scena!


(continua...)

-電話で♪

Nessun commento:

Posta un commento