martedì 7 novembre 2017

Quando la realtà supera la fantasia



Triste, abbattuto, sconsolato….
Questo ero io dopo aver preso atto che mia moglie non sarebbe più stata tale.
Avevo preso in considerazione il fatto che la nostra relazione, prima o poi, sarebbe finita, dati i tanti e tali contrasti, le differenze culturali, gli interessi così poco coincidenti.
Ma l'ultimo dei miei pensieri era quello di un nuovo amore, non avevo contemplato questa possibilità.
Per questo, lo ammetto, è stato un colpo durissimo.
Ho anche cercato di farla ragionare, di muoverla un po’ a compassione, di chiedere se davvero, a questa età, dopo nove anni di matrimonio, si potesse perdere la testa così improvvisamente.
Nulla da fare, non è un’infatuazione, a quanto riferisce, non si può tornare indietro.
Ok, accetto la sua decisione, bisogna comunque procedere alla separazione legale, consensuale. Per fare ciò, essendo sposati in Italia, serve la sua presenza qui, almeno per una firma, una volta soltanto.
La informo della cosa, le dico anche che, siccome è nell'interesse di entrambi concludere il prima possibile, sarebbe opportuno che ognuno pagasse la propria parte.
Non ricevo risposta, ma anzi cominciano ad arrivare mail offensive e minatorie da parte del suo nuovo “amico”.
Mi si intima “di farmi da parte”, di trovare solo scuse per farla tornare in Italia.
Lungi da me l'idea di rivederla, provo a chiedere a lei, direttamente, spiegazioni in merito al comportamento del suo nuovo “partner”.
Nessuna risposta, ma anzi nuovi messaggi da lui, nei quali mi si accusa di essere stato un marito violento, di aver picchiato e seviziato mia moglie per anni, addirittura di avere tentato di ucciderla (con aggiunta di commenti gratuiti sulle mie presunte “debacles” amorose).
Una serie di falsità assurde, di illazioni tali da farmi rabbrividire.
Come può avere inventato tutto ciò, ma soprattutto, perché? Cosa sta cercando di fare?
Ovviamente inoltro il tutto al mio avvocato.
Invio a lei, direttamente, il contatto dell'avvocato che segue la pratica di separazione e chiedo che d'ora in poi i contatti siano fatti per tramite suo.
Chiedo anche di non essere ulteriormente molestato.
Le stesse accuse, vengono, sempre da parte del suo nuovo “mentore”, ripetute anche al mio avvocato, il quale risponde, in via del tutto informale, notificandogli che quanto sta facendo costituisce reato, che sarebbe opportuno smettere di calunniarmi ulteriormente.
Allo stato attuale, sembra avere capito.
Sembra anche che abbiano trovato una soluzione, un'alternativa al fatto di dover essere presente, un’autentica della firma tramite il consolato.
Meglio così, molto meglio così!
Non riuscivo però a capire cosa fosse successo, come avesse avuto il coraggio di dire queste cose di me, perché motivo.
Ho provato a chiederle spiegazioni, ma non ha mai risposto ai miei messaggi.
Perché questo cambiamento? Così repentino.
Se fino ad un mese prima ero il “suo amore”, “le mancavo tanto”, ora ero diventato un violento, uno stupratore seriale, un omicida.
Con chi avevo vissuto negli ultimi anni?
Come poteva una persona cambiare in questo modo?
Disturbo della personalità?
Oppure stava fingendo? O finge ora?
Cosa è stato il “trigger”?
Pensa e ripensa… ma certo!
È stato quando ho detto che ognuno avrebbe dovuto pagare la propria parte!
Ecco!!!!! Il mio rubinetto si è chiuso!
Bisognava trovare un'altra “mucca da mungere”.
A pensarci bene, ho sempre pagato TUTTO io in questi dieci anni, dal cibo, ai vestiti, viaggi, vacanze, vizi, divertimenti…

Persino i biglietti aerei per tornare in Giappone quando litigavamo, sempre tutto io!
E sei lei, con qualche lavoretto estemporaneo, guadagnava qualcosa, subito lo spendeva per sé.
“L’ho pagato coi soldi che ho guadagnato io!” mi rispondeva quando le facevo notare l’assoluta mancanza di necessità della spesa.
Bello il concetto del “quello che è tuo è mio e quello che è mio è mio!”
Ad essere onesto, non ha mai, mai chiesto direttamente, ma aveva un modo tutto suo, quasi subliminale, per far sì che ti venisse voglia di farle un regalo, che quella spesa fosse davvero indispensabile.
Stava recitando una parte, ne sono convinto.
Infatti quando l'ho conosciuta faceva l'attrice in una compagnia teatrale di Osaka. Ora ha cambiato personaggio.
Ho dato una sbirciatina, sul noto social network, dal momento che la sua vita, la loro, potrei dire, è totalmente pubblica, fatta di likes, condivisioni e cappuccini a cuore.
Penso proprio che abbia trovato un nuovo “sponsor”.
Buon per lei, buon per me!
Per quanto mi riguarda, la mia vita va avanti, con il mio lavoro, la mia famiglia, i miei amici.
Ho cominciato a correre, ad andare in bicicletta. Sono diventato un atleta, ho già corso 7 maratone in questi due anni.
Ed ho incontrato una persona, di recente, con la quale ho ritrovato il sorriso, la serenità.
Quell'entusiasmo di vivere che da tanto tempo non avevo più.
Ma questa è un'altra storia, un altro blog, chissà, o forse no, anzi, sicuramente no!
Perché è la mia storia, la mia vita, la mia felicità e non desidero altro che condividerla con lei, solo con lei!



Definitivamente FINE!

lunedì 25 settembre 2017

Dove eravamo rimasti e dove siamo andati a finire.

Da tanto, troppo tempo non aggiorno questo blog.

Chissà se ci sarà ancora qualcuno che si chiede "ma che fine avrà fatto quella coppia?"

Il blog era nato, così per gioco, per condividere la passione e l'entusiasmo della mia relazione con mia moglie giapponese.

Quell'entusiasmo e quella passione, che, pian piano, col tempo, gli impegni, il lavoro e la routine quotidiana, si sono lentamente assopiti, per lasciare spazio ai contrasti legati alle differenze culturali e caratteriali. Spazio via via maggiore, culminato purtroppo in una prima crisi, durante la quale si è deciso di fare una pausa.

Sei mesi, durante i quali abbiamo capito che il nostro amore era più forte di quei contrasti.

Dopo un po' di tempo, però, le stesse incomprensioni si sono fatte sentire ancora, sempre più insistentemente.

Questa volta la crisi è stata forte, esplosiva, dirompente, terribile.

La pausa è durata un anno, ma ancora una volta, il nostro amore ha vinto. La mancanza l'uno dell'altra ha fatto riaffiorare quei sentimenti che le vicissitudini quotidiane avevano sprofondato nei più reconditi meandri della nostra relazione.

Non potevamo fare a meno di stare insieme.

La nostra vita è ricominciata con rinnovata passione, tutto sembrava essere lasciato alle spalle, era l'inizio di una nuova vita insieme.

Sembrava....

In meno di un anno, tutti i buoni propositi sono finiti nel nulla.

Gli antichi dissapori, che sembravano ormai superati, sono ritornati con rinnovato vigore e si sono uniti a nuove incomprensioni.

Se all'inizio della nostra storia, la maggior parte dei litigi era dovuta ad errori di traduzione, per il fatto che parlavamo in inglese, che non è la lingua madre di nessuno dei due, ora che parliamo la stessa lingua (o meglio, che lei parla meravigliosamente l' italiano), non ci sono dubbi.

I contrasti sono innegabili.

E così l'ultima crisi, la più terribile.

Due anni di pausa, due lunghissimi, interminabili anni, durante i quali abbiamo capito di nuovo di amarci, ma anche di avere difficoltà a sopportare le nostre diversità.

Due anni, durante i quali ci siamo anche visti, un paio di volte.

Avevamo anche deciso di ritornare insieme, ma qualcosa è andato storto, ho chiesto di rimandare, ancora un po' di tempo, di aspettare che le condizioni per la nostra vita insieme fossero al cento per cento favorevoli.

Ci siamo salutati, ancora una volta, con la promessa di aspettarci, di rimanere, anche se a diecimila chilometri di distanza, marito e moglie, due metà dello stesso cuore.

Ma così non è stato, purtroppo.

Una brutta mattina, piovosa e fredda, mi arriva il suo messaggio, che mi notifica di aver incontrato una persona. Non è altro che un amico, ma qualcosa di più forse sta succedendo. Si scusa profondamente per non essere stata in grado di aspettarmi, ma non vuole tradire il nostro rapporto, nemmeno con un pensiero.

Il mondo mi crolla sotto i piedi.

Tutto ciò per cui stavo lavorando era svanito. Non c'era più lo stimolo di andare avanti. Il mio scopo, il mio obiettivo di vita se ne era andato.

Un giorno, sul famoso social network, vedo ciò che non avrei mai voluto vedere.

Un aggiornamento, un post, una condivisione di una coppia felice.

Le foto che una volta erano le nostre foto. I sorrisi che una volta erano i nostri. Negli occhi di lui rivedo la stessa passione, l'ardore che 11 anni fa, avevo io quando l'ho vista per la prima volta.

La passione che mi ha spinto ad iniziare questo blog, la passione che credevo sopita, che ho scoperto di avere ancora, ma non essere stato capace di farglielo capire.

Ormai è tardi, troppo tardi.

Il suo cuore è partito per un'altra destinazione.

Il mio si è fermato.

Non posso fare altro che augurarti una vita felice, amore mio.

Possa il tuo nuovo lui fare di te una principessa.

Possa darti tutto ciò che io non ho saputo darti.

Possa essere ciò che avrei voluto essere io, ma non ne sono stato capace.



Ti chiedo scusa.

domenica 15 gennaio 2012

Diario di Viaggio (parte seconda)

Assegnate le camere (per noi avevano riservato una doppia, mentre gli altri partecipanti avevano camere da 4/5), ci ritiriamo, momentaneamente.

L'Hotel era un "Gran Xiv" dove "Xiv" sta per "Exclusive", quindi potete immaginare la sfarzosità dell'ambiente.

Ci mettiamo in fila davanti all'ascensore che ci porterà al nostro piano, con gli inservienti che hanno caricato i bagagli sull'apposito carrello.
"Mamma mia, l'ascensore è lentissimo....non faremo in tempo per le 18:00! E se noi andassimo a piedi? Ci sono le scale qui, chiedi che piano è..."
"Ha detto di fare questa scala e proseguire per quel corridoio che esce, rientrare da lì e andare dritto..."
"Cioè....l'ascensore è per fare questi quattro gradini????"
"Eh....sì, ma ci sono i carrelli delle valigie...."
"Ma se avessero fatto una bella rampa, non sarebbe stato meglio?"
"Va be', andiamo dai."
E tutti (TUTTI) ci seguono a piedi, lasciando sconsolati i poveri inservienti con i carrelli vuoti.

"Stiamo facendo una rivoluzione....Avanti miei prodi!
Alla conquista delle camere!!!"

Il gruppo si precipita.

"Ma...era così per dire..."
"No, è che vogliono godere dell'area termale prima della cena! Anche noi???"
"Ti ricordi cos'è successo la volta scorsa? Era proprio un "Grand Exiv" anche allora. Non posso!"
"ACC... E' vero.... Scusa..."

Comunque non avevo voglia di fare tutto in fretta.

Alle 18 in punto il gruppo si ricompatta davanti al salone delle cerimonie.
La sala a noi dedicata era la più sfarzosa, ovviamente.
E, ovviamente, in stile giapponese: seduti per terra!!!

Il menù è una lista interminabile (e per me indecifrabile) di piatti.
"Che prevede di buono lo chef?"
"Uhmm... dunque... sashimi...questo è pollo...questo non te lo traduco..."
"Ma come????"
"Sì dai, sorpresa, senti tutto, come solito, poi se non ti va, lo mangio io..."

"A parte che lasciare il cibo non è educato, siamo ospiti, in più al Vippissimo Grand Exiv... non voglio, che poi stai male!"

Si comincia!

Prima della metà della lista sono già satollo, anche perché le "oba-san" a fianco, vedendo che vuotavo il piatto, mi cedevano "gentilmente" la loro porzione.
Ospitalità, chiaramente, ma si stava insinuando in me il sospetto che mi usassero come "bidone".
Non ce la facevano più anche loro, ma non è bene lasciare il cibo.
Comincio a rendere "pan per focaccia"...
Ecco, quella ha finito il suo piattino di non so cosa...
"Le è piaciuto, eh? Prego prenda anche il mio!"
Ovviamente non si può rifiutare!

Ah Ah Ah....(risata diabolica).

Mr. Alcholic stava dando il meglio di sè: il suo tavolinetto era un cimitero di bottiglie di birra.
Ora comincia il giro del "Nihon shu", il Sakè che tanto piace alla mia dolce metà.
Perdo il conto dei bicchieri...però è davvero buono!!!
Non mi sento più le gambe, ho la pancia che esplode, devo assolutamente alzarmi.
Non ho neanche la scusa di voler fumare una sigaretta, perché gli uomini possono farlo tranquillamente al tavolo.
"Devo andare al bagno!"
"Ok, attenzione a quando esci"
"Perch.....????" Non finisco la frase che le mie gambe intorpidite non rispondono al comando, rischio di rovesciare il mio tavolino, mi riprendo al volo, mi appoggio con la mano sul fianco, dentro il posacenere, spargendone il contenuto sul candido tatami....
"Porc.....dai copri col cuscino!"

"FACCIAMO LA FOTO DI GUPPO!!!"

Salvato in corner, EVVAAAIII !!!!


(...continua...)


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venerdì 13 gennaio 2012

Diario di Viaggio

Come un paio di anni or sono, anche stavolta, durante il nostro soggiorno in terra nipponica, abbiamo potuto godere dell'esperienza di un viaggio turistico "Japanese Style".

Gentilmente offerto dall'amata suocera, quest'anno il Tour toccava la zona di Karuizawa, nota località montana nell'ovest del Paese.

Ogni anno (a dire il vero più volte all'anno), gli "anziani" del quartiere organizzano una vacanza, un viaggetto in pullman, a tappe, di 3/4 giorni in varie località turistiche.
L'obiettivo principale è, come potete immaginare, la caccia al souvenir.
La tradizione dell' "o-miage" è qualcosa d'imprescindibile.
Non si può, assolutamente, pensare di tornare a casa "a mani vuote"...

Ma procediamo con calma.

Partenza ore 7:00.

Puntualissimi ci ritroviamo nel luogo indicato, il solito per ogni viaggio, a un centinaio di metri da casa.
Siamo in una quindicina di partecipanti: noi gli unici due sotto la sessantina.
Ma questo non è affatto un problema, perché gli anziani giapponesi sono assai simpatici e divertenti, spesso più liberi e schietti dei loro connazionali in età più giovane: hanno lavorato per una vita ed ora se la vogliono godere tutta, questa meritata pensione.

Come solito, hanno prenotato un pullman da 50 posti (perché vogliono stare comodi).

I mezzi dedicati a questa tipologia di viaggi hanno i sedili posteriori che possono essere ruotati in modo da creare una sorta di salottino, con tanto di tavolinetti centrali che permettono ai partecipanti di chiacchierare beatamente durante il viaggio.
Chiacchierare, mangiare, bere e fumare....

Sì, perché appena il motore si accende, comincia la distribuzione degli snacks da viaggio.
Ogni partecipante ha infatti impiegato la settimana precedente la partenza, all'acquisizione di un quantitativo impressionante di "schifezzuole", nelle varietà più disparate, da distribuire durante il viaggio.
Ora mi spiego perché avevamo tanto bagaglio, per una gita di tre giorni....
Ovviamente gli "stuzzichini" sono consoni al gusto giapponese, quindi per la maggior parte mi risultano estremamente inappetibili, specie di mattina presto.
Pescietti secchi, alghe liofilizzate, "senbe" di seppia/polipo....

....ma anche cioccolatini, biscotti classici e snacks dolci, per fortuna.

E poi il bere: il the (che è assolutamente amaro), il caffè (che non si può assolutamente definire tale) e la birra!!!
Alle 7 e 10 di mattina, l'ottuagenario spilungone "parcheggiato" nel sedile dietro al mio stappa una birra (la prima di un'interminabile serie) dando il via alle danze.

Ovviamente anche stavolta abbiamo il nostro posto riservato nel salottino VIP, ma memore dell'esperienza passata, adducendo la scusa del "travel sickness" (eh sì, sono autista e se non guido io sto male!), cedo abilmente il posto all'ojisan, prontamente ribattezzato "Mr. Alcholic", ottenendo un'immediata distanza di almeno due file di posti dalla "zona a rischio".
Dopo la terza birra, infatti, è un inarrestabile monologo in strettissimo dialetto da "dentiera mossa" e sigaretta biascicata.
Uno stato che si è mantenuto pressoché immutato per i tre giorni a venire.

L'aria si fa presto irrespirabile: un micidiale mix di fumo con retrogusto, ahimè, di kimochi!!!

Verso le 10 la prima "sosta bagno":
ci credo, con tutte quelle birre!
Io, per deformazione professionale, quando ho l'occasione la faccio, comunque, non si sa mai.
La mia dolce metà, invece, non sentendone il bisogno, si sofferma a chiacchierare, godendosi una sigarettina al sole.

Il grosso del gruppo, espletate le proprie necessità, non perde l'occasione di una visita (e conseguente acquisto di una qualsivoglia stupidata che, guarda caso, si vede SOLO in quella zona) ai negozi dell'area di sosta.

Radunato il "gregge", si riparte.

Ovviamente viene distribuito quanto "di buono" è appena stato comprato!

Dopo circa un oretta, la mia compagna di viaggio (non solo in senso metaforico), comincia a manifestare segni di impazienza.
"Uh....c'è un'area di sosta tra 20 Km.... tu che sei autista, quanto tempo ci vuole per arrivare?"
"Il limite di velocità è di 100 Km/h, la strada leggermente in salita, un vento a favore di 10 Km/h, se tutto va bene, fra 12 minuti!"
Al 12esimo minuto, la sagoma dell'area di servizio sfilava alla nostra sinistra senza che il mezzo accennasse a rallentare.
"Sì ma se non dici che hai bisogno, mica si ferma..."
"Ma non voglio....."
"Dì che ho bisogno io! Sono un gaijin incontinente! Dai..."
"Noooo.... Resisto!"


Ore 12:00.

Viso tesissimo, fronte madida di sudore (?)

Il pullman finalmente esce dall'autostrada e si parcheggia davanti ad un..... ristorante?

Ci sono decine (forse centinaia?) di altri pullman parcheggiati nel piazzale.
Veniamo accolti da una specie di guida in divisa, con tanto di bandierina per farsi scorgere anche dall'ultimo della fila.
Saliamo un paio di rampe di scale e ci troviamo in una sorta di mensa.

C'è il bagno: Oh gioia, Oh tripudio!!!


File di tavoli, gremiti di gruppi turistici, stanno consumando lo stesso identico menù.
Abbiamo mezz'ora per ingollarci una tazzona di riso, una zuppa, dei pesci, del pollo, sottaceti vari...
e possiamo tenerci come souvenir il vaso di terracotta in cui viene cucinato (e servito rovente) il riso.
Da bere una bella bottiglia di birra a testa, come dire: "Piove sul bagnato"

Con il nostro sacchetto di "Souvenir" in mano (e una chilata di riso sullo stomaco, previa tappa bagno (a scanso di equivoci) si riparte.

La digestione scatta inesorabile e il "salottino VIP" si muta magicamente in dormitorio.

Dopo un'altra sosta pipì (con annesso micro-shopping) ecco l'annuncio:
"Purtroppo siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia, quindi la programmata visita al bosco "X" non avrà luogo. Si prosegue direttamente fino all'Hotel. Una volta sistemati (velocemente) nelle proprie camere, ci si ritrova tutti quanti davanti al salone ristorante per la cena, alle ore 18:00!!!"


"Ma.....la visita al bosco....l'avvistamento degli animali....la....CENA ALLE 18:00?????"






(...continua...)


















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domenica 13 novembre 2011

Terebi

Il palinsesto televisivo italiano, si sa, è un abominio.
Ma che dire di quello nipponico?
Credetemi, non ci dobbiamo lamentare più di tanto....

Anche quest'anno, durante il mio consueto mesetto di vacanza nella Terra del Sol Levante, data la mia scarsa attitudine alla lingua locale (lo ammetto, non mi applico affatto, la mia conoscenza della lingua madre della mia dolce metà è rimasta praticamente invariata negli ultimi 4 anni), durante le giornate "casalinghe", mi sono fatto delle vere e proprie maratone televisive.
Siccome non partecipavo attivamente (ahimè neppure passivamente) alle conversazioni e, sebbene interpellato direttamente, rispondevo con un grugnito annoiato (la colpa era solo ed esclusivamente mia, ben inteso, quindi il mio malumore era la diretta espressione del famoso detto: "Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso"), ecco che prontamente "ZACK!", mi accendevano la TV ed io sprofondavo in un oblio di "minchiate" (perdonatemi il neologismo) abissali.
Perché dovete sapere che la stragrande maggioranza dei programmi televisivi giapponesi sono rappresentati da una specie di Quiz Show, dove personaggi più o meno famosi, per la maggior parte comici, devono indovinare risultati di sondaggi assurdi, amenità provenienti dalle più sparute parti del globo, capire come si leggono/scrivono kanji ormai obsoleti o estremamente inusuali (se sono difficili per loro, figuratevi cosa potevo capire io...), dove gag e siparietti più o meno bizzarri la fanno da padrone.

Le trasmissioni che più apprezzavo erano una sorta di "Paperissima", video divertenti di cadute e figuracce che non richiedevano, ovviamente, alcuno sforzo di comprensione.

Ed, ovviamente, le pubblicità.

Quanta pubblicità!!!!

Non esagero, ma ogni 8/10 minuti di trasmissione (cronometrati), ci sono almeno 3/5 minuti di pubblicità.
Chiaramente si ripetono ciclicamente, per cui dopo un paio d'ore avevo già memorizzato il "gingle" e martellavo (diciamo) i nervi della famiglia ripetendo come una specie di Rain Man gli slogan pubblicitari (addirittura storpiandoli).

"Henna gaijin" (strano straniero), mi ripeteva sorridendo la mia amata, scuotendo amorevolmente il capo.
Dentro di me si faceva strada, sempre più intensamente, che la Sua bonaria reazione nascondesse una celata e profonda compassione, per me, ma soprattutto per Lei, per aver sposato un siffatto elemento.


Ma la cosa più eclatante è che in ogni trasmissione, qualsivoglia sia il tema portante, a qualsiasi ora (del giorno e della notte), si parla di cibo.
I giapponesi sono OSSESSIONATI dal cibo, in tutte le sue rappresentazioni.
Comunque un assaggio, una presentazione, una disquisizione sul cibo ci DEVE assolutamente essere!

E allora via con facce estasiate, mugolii di puro piacere, orgasmi in diretta all'assaggio di questo o quel piatto.
Certo, perché bisogna enfatizzare, non basta dire "Buono!", bisogna contorcersi, fare le facce buffe, gridare "Meccha umai!!!"

Ma d'altra parte è ciò che chiede l'audience.
Se noi italiani amiamo farci gli affari altrui, ci propinano i vari "Grandi Fratelli", famose isole/fattorie, per non parlare dei vari "Forum",Fatti vostri" o "Vite in diretta", perché questo è ciò che la media del pubblico vuole, no?
Quindi, un popolo che fotografa ogni singola portata che mangia, cosa mai vorrà vedere????

Il mio amato cognato, che recentemente si è unito alla comunità di un noto social network, non perde occasione di aggiornarci sui suoi lauti banchetti serali (beato lui).

Ma anche una cara amica, italiana ma residente in "quei lidi",
aggiorna spesso il suo stato con invitanti immagini culinarie.
"Mi piace, mi piace", anzi, "mi piacerebbe!".


E' dunque vero il detto che recita:

"Chi va con lo zoppo impara a zoppicare"?!?



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martedì 28 giugno 2011

Karaoke

L'estate è arrivata!
Si è fatta un po' attendere, è vero, con una primavera che è stata più simile ad una coda di inverno, più che una "mezza stagione" vera e propria.
Ci siamo lamentati fino a pochi giorni fa del freddo, della pioggia.
Volevamo il sole, il caldo.
Ed ora, che il caldo è arrivato, improvvisamente, boccheggiamo e stramalediciamo questa "ondata di calura".
Gli appartamenti, chiusi durante la giornata, al ritorno dal lavoro, sono vere e proprie "camere di tortura".
Il nostro, pur essendo esposto bene, coibentato decentemente, raggiunge comunque la ragguardevole temperatura interna di 27ºC, il che significa notti d'inferno.
Abbiamo un impianto di condizionamento, ma siamo un po' restii a metterlo in funzione, non tanto per il dispendio energetico, quanto per la mal sopportazione, di entrambi, al freddo innaturale (e a tutti i suoi effetti collaterali: cefalea, dolori articolari, secchezza delle fauci....).
Quando, la notte, la temperatura si abbassa leggermente, avendo la fortuna di avere finestre su ogni lato, sapendo dosare saggiamente l'apertura delle stesse, riusciamo a creare una corrente ristoratrice anche in serate di calma piatta.

Tutto bene, penserete....

E invece no!

Colpa del forno dirimpettaio?

"Magalli..."

Qualche decina di metri più avanti, sempre di fronte a noi, c'è un ristorante.
Fino all'inverno scorso aveva una clientela "di tutto rispetto": un giro di mafia russa (forse amici dei fornai dalle mani/pala), che almeno un paio di volte a settimana concludevano la serata a "bottigliate" (il centralino del 113 aveva memorizzato il mio numero e rispondeva chiamandomi per nome).
Ora hanno cambiato gestione: non più giri di vodka e balalaiche, ma giardinetto estivo e Karaoke!
Così quasi ogni notte, impianti a palla ed urla strazianti.
Ma con che coraggio ci si può esibire, avendo l'intonazione di una "sega circolare"?

Come rimpiango i "Karaoke box" di nipponica memoria.
Camerette perfettamente coibentate dove ti puoi esibire, senza ritegno, con stonature indegne, senza colpo ferire.

Perché costringere il tuo prossimo a subire questo strazio?
Perché turbare il suo sonno?

Una volta concluse le "esibizioni", ad alba quasi fatta, le poche ore di sonno rimaste a disposizione sono comunque a rischio incubi.


Quindi, a malincuore, ci apprestiamo, anche stanotte, a climatizzarci, tanto domattina avremo comunque mal di testa, ma almeno il ronzio del motore elettrico ci salverà un poco il sistema nervoso (forse).

"Shouganai...almeno è più allegro..."
"Chi? Io no di certo!"

Non mi sarei mai immaginato di trovarmi a rimpiangere le risse...

Quasi quasi mi spaccio per "cimpira" (scagnozzo) della Yakuza e scateno un putiferio....


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venerdì 13 maggio 2011

Mendokusai

La lingua giapponese è ricca di vocaboli che indicano uno stato d'animo, una sensazione, un modo di essere.
Ciò che in italiano viene espresso in una frase complessa ed articolata, ricca di parafrasi e sfumature, spesso in giapponese trova il suo corrispettivo in un'unica parola.

Vi sarà capitato (sicuramente) di essere in uno stato di tremenda apatia, di assoluta mancanza di energia, di "voglia zero", un momento in cui anche respirare diventa faticoso, anzi, fastidioso (perché è pur sempre "fare qualcosa").

In questi casi, nella lingua di Dante, possiamo sbizzarrirci in variopinte esclamazioni:
dal classico "Uffa!!!", al più volgare "Che p@lle!!!", al bolognesissimo "Socc'mel!!!"

Nella lingua del Sol Levante, è d'uopo esclamare "Mendokusai"
(si pronuncia Mendocsai), o nella sua versione più "slang": "Mendokuse~", riunendo in queste tre sillabe la pletora di italiche variazioni sul tema.

Io, di questa "magica" parola, mi sono subito innamorato, facendone il mio "motto" preferito. La sua pronuncia sembra quasi onomatopeica, esprime svogliatezza, è quasi un "Inno alla fannullaggine".

E' per questo che la sera, dopo una giornata di lavoro, stanco, con la maledetta ernia che si lamenta per le vibrazioni (e le buche), la spalla destra che non vuole essere da meno e si unisce al "coro" degli acciacchi, l'allergia che "sboccia" in un turbine di starnuti e gocciolamenti, con la "fiacca" che accompagna ogni cambio di stagione, mi tuffo con un doppio carpiato sul divano con l'intenzione di fare un beneamato "beep".

Comincio a gingillarmi col telefono, controllo un aggiornamento, un giochino...insomma, perdo tempo!

"Perché non aggiorni il blog? Lo fai sempre dal telefono, no?"

..........



"Mendokuse~,
Chō Mendokuse~!!!!"


(Molto Mendokuse~)




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