sabato 28 agosto 2010

DIY

In italiano si dice "Fai da te", diretta traduzione dell'inglese "Do it Yourself".
In giapponese? Uguale, ma abbreviato (ovviamente): "DIY".

Non posso dire di avere una passione per quest'hobby, infatti tendo a rimandare il più possibile ogni piccola riparazione fino al momento in cui si rende assolutamente necessaria (suscitando le ire di mio padre, il quale è, come diciamo a Bologna, un gran "ciappinatore").
Ma anche tutto ciò che non è pura e semplice manutenzione (o riparazione appunto), non suscita in me un grande entusiasmo.
Alla mia dolce metà, invece, queste cose piacciono molto!
Dotata di ottima manualità e gusto, è sempre alla ricerca di "qualcosa di carino", coinvolgendomi in nuove "avventure".
Ma mentre Lei è metodica, paziente, organizzativa, io sono assolutamente impreciso e soprattutto poco paziente!
Vorrei aver finito prima ancora di cominciare!!
Anche se, a lavoro ultimato, il risultato è soddisfacente (almeno fino ad ora lo è stato) e provo anzi un certo orgoglio nel pensare di "averlo fatto noi", il periodo che intercorre tra il momento in cui Lei prende le misure e la fine del lavoro, viene vissuto da me con un certa angoscia, come un supplizio a cui non è dato sottrarmi.
Lo è stato con i mobiletti del bagno di servizio (e alla fine ero talmente contento di come erano venuti, grazie anche alle Sue personalizzazioni, che passavo più tempo in bagno che in sala, avrei voluto trasferimici...), lo è stato con lo scaffale affianco alla "postazione informatica" ed anche in Giappone, quando ho montato i corrimano per le scale di accesso all'appartamento di mami-chan.

Durante queste "avventure" sprigiono la quintessenza della mia italianità latente.
Che immancabilmente si scontra con la Sua (evidente) giapponesità!

Si comincia con le misure:
Lei carta e penna alla mano ed io con il metro
"Hai controllato bene?"
"Sì, stai tranquilla"
Preparato uno schizzo (tridimensionale e perfettamente quotato, in stile architettonico), partiamo alla volta di "Castorama" (o altre catene specializzate in hobbistica).
E' incredibile quanti "ciappinatori" ci siano a Bologna, perché questi negozi sono sempre pieni di gente, a qualsiasi ora!
E già un'impercettibile nota di irritazione si dipinge sul mio volto...
"Dai, stai tranquillo, abbiamo tempo, è il tuo giorno di riposo..."
"Appunto..."
Comunque l'importante è stare insieme, non importa dove (anche se avrei preferito evitare la bolgia delle casse...).

Ma il bello viene nel momento in cui mi accingo a "produrre"!!!
Siccome la mia cassetta degli attrezzi non è propriamente quella di un professionista, utilizzo ciò che ho a disposizione.
E se quello che ho non è esattamente ciò che mi serve, lo adatto, avvalendomi spesso di escamotage non sempre ortodossi.
Questa cosa non rientra propriamente nei Suoi canoni, però cerca di fare "buon viso a cattivo gioco", come si suol dire.
Infatti spesso si assenta,
"Ti lascio lavorare in pace"
ma in realtà, credo, la mia procedura urta un po' la sua "sensibile integrità".
Ovviamente le cose non vanno mai per il verso giusto ed ad ogni mia imprecazione o borbottio, sono sicuro che Lei, in cuor suo, maledica il momento in cui mi ha "proposto" il lavoretto.
Il risultato però soddisfa sempre entrambi, perché, alla fine, l'apparenza è buona (e solo io so come è stata ottenuta) e l'oggetto è funzionale.

Anche in Giappone, dicevo prima, ho prestato le mie "manine d'oro" per montare dei corrimano alle scale, in modo da agevolarne la salita.

Per prima cosa le misure, ora lo posso ammettere, sono andato "a occhio".
Poi, presso il "Castorama" locale, la scelta dell'attrezzatura
"Direi che questi vanno bene..."
"Come diresti??? Non hai preso le misure bene?"
"Sìsì...questi sono assolutamente ciò che ci serve!"

Si comincia!
Mami-chan trotterellava dentro e fuori, documentando fotograficamente l'evento.
Faccio i segni per i fori, faccio i fori per le viti, metto i tasselli nel muro, monto il primo corrim...
" 'Azz' !!!" Ho sbagliato due fori, non riesco a montarlo!
"Atsui desu ne?" (caldo vero?) Mami-chan esce con un bicchier d'acqua e un asciugamano.
Fortunatamente la fonetica mi ha salvato e la mia imprecazione è stata scambiata per una normale esclamazione: i giapponesi si lamentano sempre per il caldo (ed infatti stavo sudando come un animale da pelliccia in piena estate!)
Anche Lei si affaccia "Tutto bene?"
"Ssssìsì...solo un gran caldo..."
"Riposati un po', vieni dentro"
"Nono... voglio finire!"
Per fortuna i muri delle case giapponesi, grazie ai criteri antisismici, non sono duri come quelli italiani.
Allargati i buchi, sistemati i tasselli, messi in pressione usando come spessore dei pezzetti di plastica trovati non so dove...insomma, sembrava funzionare.
Risultato estetico: ottimo!
Mi attacco di peso, non voglio che qualcuno si faccia male per una mia negligenza...
Tiene, perfettamente!

Sono passati 2 anni e i corrimano sono sempre là, fedeli assistenti di stanche membra!

Rimango della mia idea:
Non importa come, importa ciò che ottieni!

"Chi fa da sé fa per tre", ma se fossero gli altri due a farlo sarebbe meno faticoso, no?



- 電話で♪

2 commenti:

  1. Vivo in Giappone (in ceca magari di una nihonjin, leggo con gran gusto questi racconti) ma l'"azz!" scambiato per atsui! è assolutamente impagabile, rido da venti minuti!
    Complimenti per il blog,
    Filippo

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  2. Grazie Filippo!
    Purtroppo non aggiorno il blog da tanto
    (e lo controllo raramente, infatti mi scuso) per mancanza di tempo (e anche di argomenti "validi").
    Gambare per la "tua" nihonjin.....^_^

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