venerdì 20 agosto 2010

Motenashi

Per i giapponesi l'ospitalità è sacra!

In Kansai, dove la gente è di indole più cordiale, più "calda", un po' meno formale (rispetto alla media nazionale, ovviamente) l'ospitalità rasenta l'esagerazione.
Volendo fare un paragone, potremmo dire che i "kansai-jin" rappresentano il corrispettivo dei nostri partenopei ( o meridionali in generale).

Per questo, ogni mio soggiorno nipponico è costellato di appuntamenti.
Lungi dall'essere un "dovere", l'ospitalità di amici, parenti e vicini vari, influisce seriamente, a fine vacanza, sul mio "peso forma"!!!

Ma veniamo per gradi.

Durante il mio primo viaggio da "fidanzato ufficiale", l'accoglienza di quella che sarebbe diventata la mia famiglia adottiva, mi ha letteralmente sbalordito!
Passi per le abbondanti cene in casa e fuori ( per farmi gustare le varie specialità ), tutte rigorosamente offerte, ma addirittura i divertimenti...

Karaoke? Locale notturno? Tutto pagato!
Perfino le tessere della metropolitana e le sigarette!!! Mi sentivo quasi in imbarazzo, non volevo approfittare così tanto.

"Non deve pagare MAI!!!" diceva il mio futuro cognato (o "aniki" -fratello-, come preferisce essere chiamato).
E infatti non ho pagato mai.

Ma bella fu quella cena (la prima di una lunga serie) a casa di amici vicini.

Accolti in una splendida villetta moderna, dopo una serie infinita di convenevoli, ci sediamo a tavola.
"Era ora, ho una fame!"
"Molto bene, perché dovrai mangiare un tot!!!"
"Dovrai?"
Boh...un errore di traduzione, pensai, solitamente Lei non usa il verbo "dovere".

Si comincia con una portata (enorme) di sashimi (buonissimo).
Inizio a mangiare "a quattro ganasce".

"Mangia piano piano..." mi sussurra di sottecchi.

Uhm...ha ragione, è da maleducati ingozzarsi così (anche se i giapponesi mangiano velocissimamente...).

Mmmm......"devo" bere.

"Va bene la birra?"
"Ceeerto!!!"

"Bevi lentamente" mi sibila ancora.

"Ops...scusa..."

Le portate sembravano non dover finire mai.

E Lei, che solitamente mangiava come un uccellino, piano piano, "spolverava" tutti i piatti.

"Ma quanto mangi???" le ho non troppo sussurrato.

Il suo sguardo eloquente mi ha bruciato tutta la parte destra del viso.

"Sto mangiando anche per te, per non farti stare male!!!"

Il fatto è che se mangi voracemente, significa che apprezzi, quindi te ne portano ancora.
Per contro, se mangi poco o svogliatamente, corri il rischio di offendere seriamente chi ti sta ospitando.
Un po' come quando vado dalla nonna, che dopo il quarto piatto di lasagne, con le pareti addominali al massimo della dilatazione e le lacrime agli occhi (che non so bene se siano davvero lacrime o essudato di ragù), accennando lievemente una smorfia di dolore, faccio per allontanare il piatto
"Come, non mangi più? Non ti piacciono?"
"Be', forse un'altra mezza porzione in tasca la riesco ad infilare...è l'unico spazio che mi è rimasto!"

Anche dire "Basta, sono pieno!" non è educato.

Teoricamente si dovrebbe stancare prima chi offre (cosa che non succede perché anche lui non vuol fare la figura dell'avaro).
E' un meccanismo crudelmente perpetuo.

Stessa cosa vale per il bere, con conseguenze devastanti sul risveglio mattutino successivo.

E' per questo che in Giappone si vendono (ovunque) estratti energetici e prodotti per salvaguardare l'organismo dalle eccessive libagioni.

Il più famoso è "Ukon no Chikara" a base appunto di "Ukon" (Zafferano delle Indie).

La prima volta in un "konbini" Le gridai:

"Prendiamo "Unko" stasera, vero?"

Gli occhi pallati degli avventori tutti su di me....

Una vera figura di "unko"!!!
(direi che non serve tradurre la parola "unko", il significato lo si evince).




- 電話で♪

2 commenti:

  1. Uah Uah Uah, fantastico, hai gridato UNKO in un konbini??????? Chissà che faccia t'ha fatto. Il tuo blog è magnetico, no riesco a smettere di leggere!

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  2. Troppo gentile!
    Comunque sì,
    è andata così.
    Puoi figurarti le clienti
    (giovani e carine) che ridevano
    sommessamente con la mano davanti alla bocca?

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