venerdì 2 luglio 2010

Mukashi mukashi ....

Non ricordo a che età sia nato in me l'interesse per il Giappone.
Cresciuto a "Pane e cartoni animati", negli anni 7o/80 era il boom di "Anime" (per me comunque restano "cartoni animati") di robot: da Goldrake, Mazinga, Gig robot d'acciaio (mi faceva impazzire) fino al più recente Gundam.
Ma anche Hurricane Polimar (era il mio cartone preferito, "sapevo" la sigla a memoria, quella originale, non erano ancora i tempi delle varie Cristine D'Avena e io cantavo quello che capivo, o mi sembrava di capire...una sorta di celentanesca "Prisencolinensinainciusol", all right?!?).
E poi Heidi (avevo anche l'album delle figurine, mai completato), ma non immaginavo neanche lontanamente che fosse scaturita dalla mano di quel genio dell'animazione che è Hayao Miyazaki,
per l'appunto, giapponese!
Passano gli anni, l'adolescenza, le scuole superiori (sono Perito Agrario) e mi avvicino al mondo dei Bonsai.
Ne "colleziono" qualche decina, perfettamente disposti in terrazza, per la gioia di mia madre che non ha più posto dove stendere il bucato.
Compro riviste, mi unisco ad un'associazione, faccio qualche corso...mi piace davvero come hobby!
Ma è nel 1993, a Londra, durante un corso intensivo (si fà per dire) di inglese sponsorizzato dall'Azienda per cui lavoravo, che ho il primo vero contatto con i "Nihonjin".
I Giapponesi...alieni....li avevo visti in televisione, a volte se ne incontravano gruppi in giro per Bologna, tutti rigorosamente in fila che seguivano uno (o una) con una bandiera in mano, tutti con la macchina fotografica e tutti con lo stesso cappellino stile pescatore in testa.
Tutti uguali, o almeno così apparivano ai miei occhi inesperti.
Invece, in quella classe, a Londra, nel '93, ho capito che sono come noi.
Be', non proprio COME noi, però simili: non sono tutti uguali, non si muovono in branchi (all'uscita del metrò sì, però non c'è quella con la bandiera davanti), non indossano tutti lo stesso cappellino da pescatore, però hanno la macchina fotografica.
In quella classe, a Londra, nel '93, oltre ad un nutrito gruppo di spagnoli/e, una turca (che non era per niente un cesso), un cipriota, un tedesco e uno svizzero, c' erano anche 5 (dico ben cinque) giapponesi.
Dopo la giornata di lezione, il gruppo usciva insieme.
E insieme camminava per le "streets" della "City".
Tedesco e svizzero due metri avanti, con passo marziale, spagnoli, italiano (io), turca e cipriota per ultimi e giapponesi in mezzo, che trotterellavano un po' avanti e un po' indietro per uniformare il gruppo e dare "un colpo al cerchio e uno alla botte".
"Forteeee!" pensavo.
"Mediterranean people always walks slowly" diceva incessantemente il cipriota (forse è l'unica cosa di inglese che ha imparato in 15 gg. di corso).
E il gruppo si fermava in un pub, e beveva.
I giapponesi bevevano di brutto!
"Fortiiiii!" pensavo.
E il cipriota si ubriacava come una bestia.
Anche gli spagnoli ci davano dentro con l'alcol, però "tenevano botta" bene, si vede che ce l'hanno nel DNA.
Gli spagnoli erano molto socevoli e all'uscita del pub non erano saturi, così ci invitavano nella loro camera d'albergo per continuare il "festino".
Un po' premeditato, secondo me, perchè c'era già una "vasca" di sangria pronta per essere bevuta.
Il cipriota crollava squassando letteralmente la camera (era 1 metro e 90 per un quintale e mezzo abbondante) e cominciava a russare come un cinghiale.
I giapponesi ridevano come matti e le ragazze (erano 3 dei 5) si mettevano la mano davanti alla bocca con un fare elegante.
"Fortissimeeee!" pensavo.
Alla fine stendevamo i materassi a terra e dormivamo tutti nella camera degli spagnoli,
ma forse gli unici che dormivano bene erano i giapponesi, perchè erano abituati a dormire in terra....ah, anche il cipriota dormiva alla grande e anzi, era più scomodo il suo "russìo" che il dormire in terra (in futuro mi sarei abituato ad entrambe le cose, ma ancora non lo sapevo).

E il gruppo andava anche a mangiare sushi al ristorante giapponese carissimo!
I giapponesi ordinavano per tutti (anche perchè il menù era esclusivamente in kanji), e le ragazze si premuravano che il nostro bicchiere non fosse mai vuoto, ci porgevano le ciotoline, ci seguivano passo passo.
"Forterrimeeee!" pensavo.
"You must marry a Japanese woman" diceva il mio amico Eijiro.

L'ho sentito qualche anno fa: ha indovinato sei numeri alla lotteria negli Stati Uniti e fà la vita del "nababbo"!!!

Alla fine dei 15 giorni di corso intensivo (si fà per dire) parlavo molto meglio lo spagnolo che l'inglese, avevo mal di schiena a forza di dormire in terra, un principio di cirrosi, ma un interesse smodato per i giapponesi (a dire il vero più per LE giapponesi).

Pochi mesi dopo: OCCASIONISSIMA!

L' Associazione "bonsaistica" organizza un tour in Giappone (a un prezzo non proprio modico, ma pur sempre un' opportunità che non capita spesso).

Impegni di lavoro mi impediscono di partecipare......"You must marry a Japanese woman, you must marry a Japanese woman".....

Il tempo passa, i bonsai si seccano, cambio lavoro e la voce di Eijiro nella mia testa smette di riecheggiare.

13 anni dopo, una vita in mezzo, quel mancato viaggio mi torna in mente, ma l' eco non c'è più!

"Nessuna woman" penso, "Nemmeno Japanese!!!"



Però.......






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