domenica 25 luglio 2010

Sentaku

Le serate scorrevano piacevolmente, davanti ad un bicchiere di vino, rigorosamente rosso, affiancati dai fedeli dizionari.
A casa avevo infatti un ottimo vocabolario Inglese-Italiano e nel frattempo mi ero procurato un discreto supporto per il Giapponese.
Il micro-dizionario da viaggio, a cui si era unito il classico "frasario", aveva fatto il suo tempo!
Nel suo piccolo, è stato compagno insostituibile durante il soggiorno in Giappone, fedele consigliere durante i contatti virtuali.
Ora la cosa si faceva concreta, i contatti erano reali e mi serviva qualcosa di "serio".
Avrei voluto acquistare lo splendido "Shogakukan", ma gli oltre 100 € per la sola versione unilaterale mi hanno fatto propendere per un più accessibile "Zanichelli".

Le serate, dicevo, scorrevano veloci, anche perché effettivamente ci voleva un po' di tempo per tradurre.
Finché si trattava di argomenti "leggeri" tipo avventure ed esperienze varie del nostro passato, i discorsi filavano lisci senza troppe ricerche.
La faccenda si complicava "terribilmente" quando si toccavano tematiche più "profonde".
Senza arrivare a disquisizioni filosofiche, anche solo confrontarsi sul come affrontare un determinato atteggiamento o comportamento diventava un "muro insormontabile".
L'argomento peggiore erano i sentimenti!
Italiani e Giapponesi hanno due modi assolutamente diversi (oserei dire quasi opposti) di esternare i propri sentimenti.
E probabilmente hanno anche valori sentimentali diversi, nel senso che danno "più peso" a cose diverse.
Mi spiego,
innanzitutto la forma:
Noi italiani siamo piuttosto informali, soprattutto nei rapporti di coppia, soprattutto noi uomini, soprattutto io...
Per i giapponesi la forma è essenziale, soprattutto nei rapporti di coppia, soprattutto le donne, soprattutto Lei...
I giapponesi vanno "abbondantemente" per intuito, non c'è bisogno di parlare per intendersi,
gli italiani sono un po' più "de coccio" ( vi prego, lasciatemi pensare che sia un "culture gap" e non solo una mia mancanza).
I giapponesi non esternano il proprio stato d'animo, non lasciano trasparire le proprie emozioni ed opinioni,
noi italiani le esterniamo eccome!
I giapponesi (soprattutto LE giapponesi) tengono tutto dentro, salvo poi esplodere, quando il livello è colmo, anche per una piccola cosa.
Noi italiani invece esplodiamo sempre, anche per piccole cose.

Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che il confronto avveniva in Inglese, che non è la lingua madre di nessuno dei due, vi lascio immaginare che genere di "misunderstanding" saltavano fuori.
Io dicevo una cosa in italiano, la traducevo in inglese e Lei dall'inglese al giapponese.
Avete presente quel gioco del passaparola che si faceva da piccoli con dei bicchieri di plastica a cui veniva legato uno spago? Il primo diceva una frase, che veniva immancabilmente stravolta nei vari passaggi e alla fine tutti si divertivano a sentire cosa diventava... be' il risultato era simile e a volte, in verità, non si rideva troppo...
Ma la cosa più bella (che mi ha fatto innamorare profondamente) era che non si chiudeva mai l'argomento, anche con il nervoso o con la delusione malcelata sul viso, comunque si arrivava al chiarimento, comunque c'era la volontà di capirsi.
Nel 99% dei casi erano infatti errori di traduzione o profonde differenze nel retaggio culturale/sociale che si concludevano, a notte inoltrata (e bottiglia vuota) con la soddisfazione di aver aggiunto un tassello importante nella nascita del nostro rapporto, anche se solo di amicizia.


E un importante tassello venne aggiunto quella sera, tornato a casa dal lavoro, notando lo stendibiancheria vicino al termosifone.

Le avevo spiegato come funziona la mia lavatrice (anche se non credo che differiscano troppo i modelli tra Italia e Giappone, comunque, per sicurezza...) e Lei molto carinamente aveva lavato oltre i suoi, anche i miei vestiti.
La nostra "convivenza" era ancora piuttosto "fresca" ed io non sapevo come affrontare l'argomento:
tra la biancheria stesa non c'era il benché minimo indumento intimo femminile.
Non ne indossa?
Non li lava?
Biancheria usa e getta?
Decisi, da buon italiano, di affrontare direttamente il discorso, senza mezzi termini:
"Scusa ma...la tua biancheria, dov'è???"
"Stesa dentro l'armadio, non è bene esporre biancheria intima femminile...e poi potrebbero rubarla!"

In un solo istante furono cancellate lunghe serate a parlare di forma, di atteggiamenti, comportamenti.
Il tassello era schizzato come un proiettile:
"Eeeehhhhh???? Dentro l'armadio??? Ma sei impazzita? Vuoi farlo marcire???"

Anche quella sera abbiamo approfondito e chiarito l'argomento, col solito bicchiere di vino ed i fidati dizionari.....però parlavo solo io.
Era troppo offesa dalla mia reazione (francamente un po' esagerata) ed anche contrariata per aver fatto una cosa un po' sciocca.
Va bene che non siamo ancora troppo in confidenza, ma qui non si sognerebbe mai nessuno di venirti a rubare le mutande!

La differenza culturale e sociale è stata superata allestendo una sorta di "tendina" attorno ad un piccolo stendino con la sua biancheria, in modo da coprirne la vista.
Un escamotage che ha incuriosito per lungo tempo la nostra anziana dirimpettaia (e che francamente potrebbe adottare anche lei per nascondere alla nostra vista i suoi mutandoni ascellari....)




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2 commenti:

  1. Fantastico e gustosissimo post. Mi sto appassionando man man che vado avanti nella lettura. Faccio il tifo x voi.

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  2. @fatboy67
    Ancora grazie!
    Allora, che dire, stay tuned!

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